Tra i forconi e le pantofole c’è una via di mezzo

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di Luigi Mazzella

Man mano che ci si addentra nella campagna elettorale, in vista delle votazioni del 4 Marzo, svaniscono le speranze per gli Italiani che quei moti di protesta “anti-sistema” che hanno portato la Gran Bretagna e gli Stati Uniti d’America a sottrarsi all’egemonia e ai calcoli interessati delle élite finanziarie, bancarie e borsistiche mondiali  e a uscire dalla morsa di violazioni della loro sovranità territoriale, perpetrata con l’immigrazione di “nuovi schiavi” da utilizzare per il salvataggio di imprese manifatturiere non più competitive (a causa dell’insipienza dei governanti).

La desolante omogeneità del complessivo panorama politico italiano appare sempre più evidente.

Non v’è una sola analisi della situazione interna e internazionale che valga la pena di essere esaminata e presa in considerazione.

I movimenti che, forse senza capirne del tutto il senso, si dichiaravano “anti-sistema”, ora non tentano neppure di spiegarci (o, forse, non sanno farlo per lo scarso livello culturale dei loro adepti) perché occorra reagire a un mondo divenuto “globalizzato”, non solo sul piano economico ma anche su quello umano (a causa di immigrazioni permanenti e caotiche), che, sull’onda di un liberismo sfrenato, sta diventando ingovernabile se non con l’uso di metodi autoritari (come quelli suggeriti a Renzi nel report della J.P.Morgan Chase) e polizieschi.

A differenza della protesta inglese, statunitense e, in Europa, austriaca la nostra contestazione va sempre più dimostrandosi un colossale bluff: s’impegna negli stessi “ludi” che attraggono le forze politiche più ciniche e corrotte del nostro sistema politico; parla di “parlamentarie” anzi che di “primarie” nella stupida convinzione che la gente segua tali infantili giochi verbali, per trarne conclusioni per essa positive; fa promesse elettorali secondo un cliché stantìo e ripetitivo che risulta addirittura peggiorato rispetto a quello in uso negli anni aurei dei “pallonari” di destra, di centro e di sinistra; parla di voler governare il Paese, dopo la vittoria alle elezioni con il Rosatellum, dimenticandosi di aver definito truffaldini e furbeschi i meccanismi di una legge che aveva ferocemente avversato e definito incostituzionale e anti democratica; s’illude che con un programma politico che sembra ricalcato con carta copiativa su quello dei suoi tradizionali avversari politici (meno tasse qui, più incentivi lì e così via) possa indurre gli astensionisti a recarsi alle urne per ripetere l’ennesimo tentativo, destinato come i precedenti al fallimento, di salvare l’Italia dall’ondata d’incompetenza, d’ignoranza e di stupidità che da oltre un decennio l’affligge (in modo più evidente che nel passato, peraltro, anch’esso, tutt’altro che glorioso).

In tali drammatiche circostanze, quale può essere l’invito ai propri amici e lettori di un “rivoluzionario liberale e indipendente” (id est: dalle scelte di tutte, proprio tutte, le formazioni politiche che si contendono il potere di governo del Paese, senza averne i numeri e le qualità)?

Allo stato, in attesa di una pronuncia della Consulta sul Rosatellum, non vedo altra strada che quella di dare alla protesta un contenuto popolare ed extra-partitico: esortare l’elettore ad andare a votare anche se nessuna delle forze in campo lo convince e annullare, in tale caso, le schede elettorali con un vistoso e bene evidente NO.

So bene che non si tratta dei “forconi” evocati da forze più rivoluzionarie ma meno liberali, me neppure della paura pantofolaia degli astensionisti.

Naturalmente, ciò significherebbe ben poco in mancanza di un’altra iniziativa: rendersi promotori di una proposta di almeno cinquantamila elettori di un progetto di legge, redatto in articoli (art.71 Cost.), che stabilisca l’obbligo di ripetere le votazioni, se il numero delle schede nulle e bianche (sconsigliabili, peraltro, per la possibilità di manometterle) superi una certa entità.

L’associazione culturale “Liberalismo Gobettiano”, di cui sono stato nominato Presidente Onorario, potrebbe, sotto la guida abile ed esperta del suo Presidente effettivo, l’avv. Antonio Pileggi, indire un Convegno su questo tema, in tempi anche brevi, cui tutti i destinatari delle mie note on line sarebbero invitati a partecipare.

Se in un Paese come l’Italia persino i partiti che si dichiarano “anti” si lasciano irretire dal sistema che proclamano (a chiacchiere) di voler combattere, credo proprio che non vi sia altra strada da battere.

Invito gli Italiani: quelli che, non accettano in maniera conformistica, tutto ciò che è loro propinato da uomini politici da dozzina; quelli che  non ne possono più di essere costretti, con leggi elettorali truffaldine, di mandare in Parlamento contradaioli di periferie, guasconi del vasto contado italico, “tromboni” dall’eloquio tanto pomposo quanto inutile nella citazione di Valori falsi e pretestuosi; quelli che vogliono avvicinarsi alla concretezza di Paesi che elevano a bene sommo la coesione delle collettività che li compongono, di attendere ancora un po’ di tempo prima di decidere per chi votare.

Se i pretesi movimenti anti-sistema s’impegnano unicamente a dare al Paese una legge elettorale decente che consenta di sanare anche l’illegittimità di molte Istituzioni repubblicane, rimpinzate di elementi mandati lì da un Parlamento illegittimo, possono anche essere presi in considerazione.

Se i medesimi continuano a cincischiare, come hanno fatto sinora, nell’elencazione di interventi, più o meno “copiazzati” a destra e a manca, che vogliono attuare, governando, e ci fanno capire, in tal modo, che, nonostante la loro antidemocratica (e probabilmente incostituzionale) elezione  sono i “degni” eredi dei truffatori del “decennio nero” e che cambia solo il collante che li fa restare attaccati alle poltrone, andrebbe usato nei loro confronti il motto, molto efficace e diretto, del fondatore del Movimento delle Cinque Stelle, Beppe Grillo.


*Si ringrazia Roberto Mangosi per il disegno di copertina

Luigi Mazzella
1 commento
  1. Antonio Pileggi
    Antonio Pileggi dice:

    A proposito del NO come “preferenza negativa”
    Ho il dovere di rispondere e di esprimere la mia gratitudine al Presidente Luigi Mazzella che mi ha chiamato in causa nel suo articolo intitolato “Tra i forconi e le pantofole c’è una via di mezzo”. Un grazie particolare per la considerazione che viene data all’Associazione culturale apartitica “Liberalismo Gobettiano”.
    Luigi Mazzella analizza in tutti suoi articoli, con vera competenza, il degrado e la perdita di credibilità delle nostre istituzioni a cominciare dalle questioni che riguardano la “rappresentanza” politica in un contesto storico da lui definito “decennio nero”. Si riferisce, ovviamente, alla serie infinita di leggi elettorali liberticide che stanno facendo scivolare il nostro Paese verso derive autoritarie. Sta di fatto che “porcellum” e “italicum” sono stati dichiarati incostituzionali e il “rosatellum”, di dubbia costituzionalità, presenta aspetti illiberali e politicamente mostruosi. Una legge elettorale “politicamente mostruosa” genera mostruosità che sono sotto i nostri occhi anche durante questa vigilia elettorale.
    Mazzella non si ferma all’analisi, ma suggerisce alcune iniziative culturali e politiche da portare avanti, senza indugi e senza indulgenze, per il ripristino della democrazia liberal-democratica “se nessuna delle forze in lizza dichiarerà espressamente ai cittadini di utilizzare l’elezione in Parlamento al limitato scopo di dare una vera e democratica legge elettorale agli Italiani”. Questa coraggiosa presa di posizione senza indulgenze, che corrisponde alla tipica intransigenza gobettiana, è il filo di Arianna che collega le idee di Mazzella alla bussola del “Liberalismo Gobettiano”.
    È appena il caso di ricordare che Gobetti diffondeva l’idea, nel gennaio del 1923, quindi mesi prima del varo della legge elettorale Acerbo, che “Il voto anche per chi non sia un fanatico dell’illuminismo è veramente l’atto fisico di nascita della persona politica.”
    Mazzella, ai giorni nostri, diffonde l’idea che il voto deve mettere in mora i candidati (e gli eletti) di fronte alle leggi elettorali illiberali del “decennio nero”. È una Sentinella delle libertà e sta lasciando una traccia ben visibile nella storia del nostro Paese. Le sue molteplici esperienze hanno precisi connotati sia nel campo dell’arte che della scienza giuridico-politica. I suoi interessi culturali, come Gobetti, percorrono gli amplissimi spazi dell’arte e della scienza. È stato uno dei Giudici chiamati a decidere sui vizi di costituzionalità della legge elettorale denominata “porcellum”. La Sentenza n. 1/2014, scritta col suo contributo, è una pietra miliare nella strada che deve portare al ripristino della democrazia. Dalla Sentenza in poi il regime ha mostrato il suo vero volto illiberale e antidemocratico tentando anche di stravolgere la Costituzione. Legislatori ineffabili stanno producendo, in serie, leggi elettorali illiberali. L’appuntamento elettorale del 4 marzo 2018, infettato dal rosatellum, pone i cittadini innanzi ad atti di imperio di capi partito che pensano alla mera occupazione di poltrone e strapuntini nei palazzi del potere. Come “Liberalismo Gobettiano”, apprezziamo la proposta di legge elettorale di iniziativa popolare elaborata recentemente da Massimo Villone, Presidente del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale. Al riguardo, mi preme ricordare che, alla riunione del Coordinamento del 4 febbraio 2018, ho illustrato la proposta del Presidente Mazzella che insiste molto sulla necessità di introdurre in Italia la cosiddetta “preferenza negativa”. Si tratta della possibilità per il cittadino di poter votare NO qualora nessuno dei candidati o dei partiti presenti sulla scheda siano giudicati non degni di fiducia. La legge elettorale dovrebbe prevedere la ripetizione delle votazioni in presenza di un elevato numero di “preferenze negative”.
    Dal 5 marzo 2018 in poi l’Associazione culturale sarà impegnata in altre iniziative culturali delle quali daremo notizia attraverso il nostro sito web. Al riguardo, aggiungo una ulteriore considerazione sul decennio nero sottolineando che l’etica pubblica, e in special modo l’etica della responsabilità, è carente se non assente in Italia da quasi un ventennio se teniamo presente che la convenzione di Strasburgo contro la corruzione del 1999 è stata tenuta nei cassetti del Parlamento per un decennio in attesa di ratifica.
    Antonio Pileggi

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