“Pietre”, la lettura di Massimiliano Giannocco

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di Massimiliano Giannocco

Accingersi alla lettura di un libro scritto da una persona tanto cara è complicato, per via del coinvolgimento emotivo. Ritengo sia inevitabile. Si ha il timore di restarne delusi, ma la speranza di trovare nelle pagine il nobile spirito di chi si conosce consente di soverchiare il disagio iniziale.

E’ quanto mi è accaduto al primo sfogliare la carta di “Pietre”, opera di Antonio Pileggi, Presidente dell’Associazione culturale Liberalismo Gobettiano, caro amico e punto di riferimento nella nostra comune casa del pensiero liberale.

Il libro, edito dalla Rubettino, è in verità una raccolta di scritti, forgiati nella fucina feconda della mente di Pileggi, volti a tracciare un percorso chiaro e maturo di quello che noi, vecchi empiristi, definiamo “comportamento liberale”.

Forte dell’esperienza sul campo a vari ed alti livelli, l’autore ci raccolta della grande battaglia, forse la più importante negli ultimi anni in Italia, della difesa della nostra Costituzione dai maldestri colpi d’accetta di qualcuno, per fortuna resi inefficaci dalla vittoria del No al Referendum del 4 dicembre 2016. Fu un muro democratico al “al disegno oligarchico voglioso di farsi una nuova Costituzione di comodo intrecciata con una legge elettorale di comodo e incostituzionale”. Le future generazioni di questo Paese, se qualcuno gli ricorderà quanto accaduto, dovranno essere riconoscenti a chi ha avuto il coraggio di opporsi al sinistro progetto e il popolo lo ha capito, salvando non la conservazione delle cose, come demagogicamente qualcuno ha accusato, ma la democrazia stessa di un paese, da sempre incline ad assecondare la sua conveniente simpatia per le varie forme di fascismo, come lucidamente diagnosticò Ennio Flaiano.

Dalla Costituzione italiana alla Scuola o, meglio, al Diritto allo studio, tema carissimo all’autore, il quale vede (come non condividere?), nell’“impoverimento generale del Paese”, da cui deriva la scarsità di risorse da destinare alla formazione dei nostri giovani, un legame preoccupante col sempre più diffuso “disagio sociale”. Disagio di cui oggi, sconcertati, vediamo i frutti velenosi, quale il gretto razzismo che, a più livelli, sta emergendo dalle cronache quotidiane.

Figuriamoci, poi, se intubiamo il problema nello stretto canale miasmatico di una “Pubblica amministrazione feudalizzata”, lontana da quella promossa negli anni dal liberale Pileggi, nella sua lunga esperienza professionale e lavorativa. È un problema di cultura e, quindi, di cultura politica, di cui è responsabile una classe dirigente “non” formatasi in partiti deformati nel nuovo ruolo di meri “strumenti per aggregare consensi e per la scalata a posizioni di potere da parte di singoli o di gruppi”. A tale morbo non si è sottratto neanche il variegato e disgregato mondo liberale con il caso emblematico del PLI e le vicende della lista Alde alle elezioni europee del 2014.

Sul finire dello svolgersi degli eventi, ci si può porre legittimamente la domanda su quali conclusioni addivenire con la lettura di Pietre. È lo stesso autore che dipana il velo, qualora ve ne fosse bisogno: l’importanza della partecipazione attiva. “Partecipazione attiva” è una locuzione alquanto complessa, perché è figlia di uno sforzo dinamico di cui ciascuna generazione necessita. È movimento e, infatti, Pileggi parla di “cammino delle libertà”. L’uomo non è stato creato per morire di staticità, ma progredisce, tramite i suoi errori inciampa fino a deturparsi, ma ha comunque bisogno di agire. È nella sua natura. Affinché il suo sia un progredire e “i furbi e i furbastri” non riescano nel tentativo di “violentare il diritto del singolo e delle comunità intermedie”, servono regole. E perdonate se confido che, per chi scrive come per Pileggi, il metodo liberale rappresenta il laicamente sacro propulsore di regole a garanzia delle libertà e dei diritti dell’uomo.

A tal riguardo, in Pietre sono presenti due scrigni contenenti il tesoro prezioso del Liberalismo: il noto Manifesto di Oxford del 1997 e un Piccolo abbecedario, redatto nel 2014 da Pileggi, la cui lucidità culturale e politica qui raggiunge l’apice.

Ecco! Il Piccolo abbecedario liberale di Antonio Pileggi è il più bel manifesto dei tempi odierni. In esso vi è tutto ciò di cui un uomo necessita nell’intraprendere il suo cammino per le libertà.

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