CASA MANZONI

Milano è una città da girare a piedi. Non soltanto per la ridotta estensione e nonostante un efficientissimo trasporto pubblico locale. Milano va percorsa e vissuta camminando, perché solo così si disvela agli occhi di chi desidera andar oltre l’immagine classica della città sempre in movimento, orientata al futuro e lanciata sulle gambe slanciate delle modelle in tiro. La città è anche altro! Nelle discrete ed eleganti case a pochi piani del centro, di color grigio o rossastro, se ne può respirare il profumo culturale, artistico e letterario, tra i più fragranti ed eterni in Europa.

Ecco! Se il visitatore volesse arricchire il suo bagaglio aggiustando la rotta del percorso, scoprirebbe che a due passi dalle notissime Via Montenapoleone, Via Alessandro Manzoni, Via Pietro Verri e Piazza Filippo Meda, esiste un angolo silenzioso, decorato da splendide facciate neoclassiche: Piazza Belgioioso.

Sarebbe preferibile arrivarvi dal Duomo o da Piazza Meda perché, da quel lato, varcati gli archi, se ne apprezzerebbe maggiormente l’urbanistica disposizione. Si entrerebbe nella dimensione di una Milano che fu non soppiantata, ma integrata dalla nuova città, che sviluppa in verticale, modificandola definitivamente, la propria skyline, ammirando dai piani alti le tegole granata e i chiostri nascosti dei propri antenati.

Dentro Piazza Belgioioso i grattacieli neanche si scorgono e la frenesia di quella che un tempo era chiamata la “Milano da bere” lascia il passo a una “Milano da leggere”, perché laggiù, in fondo, con l’elegante sagoma neorinascimentale, si scorge la Casa del Manzoni. Lo scrittore lombardo, unitamente alla  famiglia, visse qui dal 1814 fino alla sua morte, avvenuta nel 1873.

Oggi, questa signorile dimora è un museo, con annessa biblioteca, dedicato al genio manzoniano. Entrando dalla limitrofa Via Morone – fatelo! Il biglietto ha un costo irrisorio in rapporto alle meravigliose sensazioni che si proveranno – si legge, nel cortile, una epigrafe di Niccolò Tommaseo: “Verrà tempo di migliore età che la nostra, che gli uomini si recheranno a visitare la casa di questo grande italiano, come luogo sacro”. Forse quel tempo non è ancora giunto, giacché sarebbe preferibile vedere questi luoghi colmi di gente ancor più di un banale negozio di videogiochi o di un anonimo centro commerciale, crasso contenitore di corpi simile a dantesco calderone. Ma si sa! Siamo nell’epoca della dissipazione cerebrale, proprio quando l’offerta culturale non mai è stata così variegata e a portata di tutti.

Eppure qualche coraggioso lo si vede entrare e si è felici nello scoprirsi meno soli, quasi a essere presi per mano nel calpestio dei sacri luoghi in cui dimorò uno dei più grandi scrittori della storia della letteratura.

Dei tempi dell’Alessandro “Magno” restano intatti il ricco studio al piano terra e la spoglia camera da letto, raggiungibile da una scala finemente decorata. Le sale sono varie e in ognuna si scopre un lato del Manzoni, da quello biografico a quello letterario e politico. Sullo sfondo, l’ambiente di una città in cui, da tempo, la robusta circolazione di idee stava gettando le basi della metropoli che sarà. Immancabile, poi, l’omaggio ai Promessi Sposi e alla relativa fortuna, osannata con l’esposizione di opere pittoriche e scultoree.

Particolarmente ricca e significativa la ritrattistica dello scrittore, in tutte le fasi della sua vita. Colpisce, tra le altre, la scultura di Luigi Crippa, che immortala l’incontro tra Alessandro Manzoni e Giuseppe Garibaldi, avvenuto nel 1862. Come disse qualcuno, ci si trova di fronte al fraterno abbraccio del padre della Patria con il padre della Lingua italiana moderna. L’eroe socialista anticlericale e il letterato cattolico liberale, entrambi uniti dall’amore viscerale per l’Italia unita e dallo strenuo desiderio di libertà dei popoli.

Si respira il Risorgimento tra queste mura, si gusta la Milano letteraria e politica dell’epoca. Gli amici, alcuni “lontani” come il Monti, altri di carteggio come Goethe e quelli veri, del quotidiano vissuto. Attraverso il museo, i suoi contenuti storico-letterari, questi flash di vita manzoniana e il viaggio onirico per i paesaggi lombardi, illustrati da “catene ininterrotte” di quadri nelle ultime sale al piano di sopra, ci si scopre ancora di più innamorati di Milano e di uno dei suoi figli più gloriosi.

E si è spinti a conoscere ancora di più, entrando nella Biblioteca da 38.000 volumi presente nell’edificio, curata, come tutto questo scrigno di ricchezza culturale, dal Centro Nazionale Studi Manzoniani.

Quanto era bella quella Milano! Senza la memoria di essa, la meravigliosa metropoli lombarda del futuro, che sta nascendo in questi anni, non avrebbe senso! Sembrerebbe un minerale prezioso scoperto all’improvviso, quando esso vive da secoli e, proprio nell’epoca del Manzoni, grazie a uomini come il Manzoni, cosparse il suo fertile terreno della migliore semenza.

E, allora, a chiusura di queste righe, permettete l’ardire di questi versi liberi, dedicati alla tanto amata città meneghina:

Milano

 

Andirivieni di menti e corpi

tra rumori variopinti

e vociare discreto.

L’edera che si abbarbica

sulle facciate rossastre

della vecchia, elegante Milano.

 

Non lontano dai vicoli centrali

la fabbrica è fremente

e mostra le vette

di una nuova metropoli,

che dall’alto guarda

le tegole e i comignoli

di un tempo non passato,

ma vivo e laborioso.

 

È bella la nuova Milano,

ma il mio cuore è rapito

dal silenzioso ristoro

di una piazzetta nascosta,

dove visse il Manzoni.

Massimiliano Giannocco