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Recensione del Libro di Laura Cialè, “Il codice del violino”, L. Capone Editore, aprile 2022

di Antonio Pileggi

La buona e bella narrativa appassiona e coinvolge sempre chi legga un libro. I due aggettivi “buona” e “bella” sono entrambi appropriati per presentare la narrazione contenuta nel libro di Laura Cialè intitolato “Il codice del violino” per i tipi di L. Capone Editore, aprile 2002.

Infatti, la narrazione, in questo libro, è fatta da buone e interessanti pagine di storia del ’900 e di belle pagine su una vicenda umana pregna dell’amore intenso e puro di una donna sporcata principalmente a causa di due tragedie strettamente legate l’una all’altra: la dittatura e la guerra.

È un romanzo storico che sembra la sceneggiatura di un film e che ha anche la colonna sonora già bella e scritta. La vicenda umana della protagonista, Lia Sartori, è “accompagnata” dalla musica di un violino ed è caratterizzata dal grande amore per un violinista.

Il romanzo si svolge dall’adolescenza al fine di vita di Lia e la narrazione avviene via via tramite il suo diario. Un diario speciale perché scritto in un codice elaborato dalla stessa protagonista per poterlo mantenere segreto. Lia, nel rivolgersi al suo amato violinista, confessa che “avrei voluto saper scrivere musica anziché un diario perché pensavo che la mia vita fosse per intero imperniata su un violino …”

La protagonista scrive, nel diario segreto: “ a diciannove anni non sono ancora fidanzata” … “Se mi volto vedo una bambina che ha bisogno di protezione, se guardo avanti vedo delinearsi il profilo di una donna che cerca indipendenza.” … è finita l’epoca della casalinga, da domani mi muoverò per cercare un’occupazione” … “i sogni e i pensieri sono le uniche libertà di ogni persona” … “Mussolini ha dimezzato il salario rispetto agli uomini perché la donna, ‘per il bene della patria, della famiglia e dei figli’, deve stare a casa ed evitare la promiscuità nei posti di lavoro”.

Chi legge questo libro trova innumerevoli situazioni, sentimenti, desideri, aspirazioni e comportamenti incardinati, con precisione storica, nel periodo di riferimento.

La protagonista desidera e cerca l’indipendenza personale (l’emancipazione femminile) in contrasto con tutti i luoghi comuni e con il modo di pensare dell’epoca.

Una ricerca di indipendenza e di emancipazione che attraversa e si sviluppa in tempi in cui c’è stato l’avvento della dittatura fascista, del colonialismo, del razzismo, della Seconda guerra mondiale e del dopoguerra.

Sia chi ben conosca la storia del ‘900 e sia chi la storia l’abbia studiata in modo meno circostanziato, troverà, in ordine cronologico, notizie e dettagli storici intrecciati con la vicenda umana della protagonista.

Io ho trovato fatti storici che non conoscevo. Ne cito uno. Sapevo che Pio XI era contrario al razzismo e alle leggi razziali. E sapevo della sua enciclica preparata contro il razzismo, a lungo boicottata e mai pubblicata a causa della sua morte. Infatti ci fu un boicottaggio scandaloso per non turbare i razzisti di casa nostra e della Germania. Laura Cialè, con lo scrupolo dell’autrice di pagine storiche, descrive come Pio XI, durante la trionfale visita di Hitler a Roma, non restò in Vaticano e se ne andò a Castel Gandolfo. Questo breve particolare dimostra non solo lo scrupolo dell’autrice nella indicazione esatta di fatti storici molto rilevanti, che spesso sono trascurati dalla storiografia ufficiale. Queste “trascuratezze” storiografiche sono tipiche nella ricostruzione storica del fascismo, che in Italia ha sempre goduto di ineffabili indulgenze.

L’editore di questo bel romanzo storico chiarisce in anteprima e opportunamente che “i personaggi e le vicende narrate sono opera della fantasia dell’autrice. Ogni riferimento a persone realmente esistite è puramente casuale. Soltanto la storia è testimone degli eventi.”

Questa precisazione risulta obbligata sotto diversi e ovvi profili, ma anche, io penso, perché Laura Cialè ha la rara capacità di descrivere i personaggi rendendoli del tutto verosimili e perché capita, a chi legge il romanzo, di credere nella vera esistenza dei protagonisti. Infatti, alcuni di questi sono personaggi reali e, purtroppo, autori di fatti esecrabili consegnati alla storia.

Ci sono sviluppi sorprendenti, nel romanzo, come se gli argomenti trattati facessero parte di una trama della letteratura poliziesca. D’altronde molte vicende hanno a che fare con lo spionaggio e con il contro spionaggio.

Laura Cialè, che tra l’altro è una Psicologa, descrive in modo magistrale i suoi personaggi mettendo in luce gli aspetti caratterizzanti la diversità dei ruoli, i sentimenti più intimi e la situazione psicologica delle persone durante la guerra e durante i bombardamenti; durante gli interrogatori della Gestapo; durante lo svolgersi delle ipocrisie legate all’istinto di sopravvivenza.

Particolarmente significativa è, a mio avviso, l’analisi psicologica (autoanalisi perché svolta in un diario) dei comportamenti di una bella donna capace di accettare una proposta che esige grande coraggio politico ed esistenziale allo scopo di offrire il proprio contributo alla conclusione della guerra.

E non si può non fare un cenno allo sdoppiamento della personalità della bella Gisella Lia Sartori, che non è un’eroina al femminile bensì una donna chiamata a custodire segreti inaccessibili che le cambiano la vita a costo di gravi sofferenze e pericoli di ogni genere.

Nella presentazione di un libro non si può scendere nei dettagli perché bisogna lasciare a chi lo legga il gusto della scoperta della trama e degli esiti finali.

Questo libro è certamente un romanzo storico. Ma oserei definirlo un romanzo di amore e di emancipazione femminile. E, quanto all’emancipazione femminile, faccio una sola osservazione: il diritto di voto alle donne è stato riconosciuto poco più di 70 anni fa dopo la caduta del fascismo. La Costituzione è stata votata da un’Assemblea costituente nella quale c’erano donne diventate Madri costituenti. I principi e i valori della parità dei sessi sono stati riconosciuti dalla Costituzione. Ma ancora oggi ci sono disparità da colmare.

Nel contesto di una vicenda di emancipazione femminile, l’amore descritto in questo libro è la forza dominante e vincente su ogni altra azione umana raccontata. È un amore descritto in tutti i suoi aspetti, anche quelli più intimi.

È l’amore che ha il linguaggio coinvolgente e totalizzante, come il linguaggio della musica. Amore e musica hanno un linguaggio universale.

Il codice del violino di Laura Cialè è un libro da leggere e da rileggere.

Antonio Pileggi
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