Global Forum on modern direct democracy

Da mercoledì 26 a sabato 29 Settembre il Comune di Roma ha ospitato al Campidoglio il settimo “Global Forum on modern direct democracy”.

Annualmente, da ormai quasi un decennio, questa organizzazione mondiale raccoglie centinaia di attivisti, studiosi e politici interessati al tema della democrazia diretta e della democrazia partecipativa provenienti da decine di paesi diversi: dalla California alla Corea, passando per la Tunisia, la Bulgaria Ö e diversi altri paesi europei.

Per chi vede nella democrazia diretta moderna (quella che, a differenza della antica e medioevale, affianca e non sostituisce la democrazia rappresentativa), uno degli antidoti per correggere i difetti, purtroppo ricorrenti, della democrazia solo rappresentativa questi incontri sono un momento di grandissimo interesse: da tutto il mondo ci si scambiano esperienze pratiche ed idee. Ma anche chi avesse ancora delle perplessità circa l’efficacia degli strumenti che vengono discussi nelle riunioni plenarie e nelle commissioni, dovrebbe prendere atto della importanza dell’evento legata al fatto che un vero e proprio movimento planetario si è ormai messo in moto per riflettere su questi problemi e su questi strumenti.

È probabile che da questo movimento uscirà qualcosa di importante non solo per diversi singoli Paesi, ma anche per l’Europa e per il mondo intero. Per esempio tra i temi in discussione c’era il rafforzamento dell’ECI (European Citizens Initiative), il primo anche se gracile strumento di democrazia diretta a livello continentale europeo) come anche l’idea della introduzione di strumenti di democrazia diretta per le decisioni prese dall’ONU, a livello planetario. Ad esempio, in una delle commissioni è stato discusso il tema “Separatismo e Democrazia Diretta: dalla Catalogna alla California. Tema estremamente calzante in un mondo che si interroga sul senso degli “stati-nazione”.

È purtroppo impossibile fare qui un resoconto dettagliato di 4 giorni di discussioni svoltesi in diverse assemblee plenarie e decine di commissioni. Occorre comunque precisare che il tema centrale era “La città democratica” e più precisamente: “Come far sì che le nostre città siano globali e democratiche”.

Pertanto le 4 giornate sono state introdotte con un dibattito tra sindaci e vice-sindaci di diverse città: Roma, Taichung, Vienna, Madrid, Ginevra, Barcellona, Torino.

Ognuno aveva qualcosa di interessante da raccontare. Per esempio Madrid ha sviluppato una piattaforma per consultare le opinioni dei cittadini (tema “democrazia partecipativa”, quindi) particolarmente interessante, tanto da essere stata copiata in altre città (New York, Buenos Aires, Torino).

Sempre da Madrid, viene la notizia che si sta per introdurre la selezione mediante sorteggio di alcuni consiglieri: quindi, modifica del sistema di democrazia rappresentativa.

Maria Vassilakou, vice governatore di Vienna, ha raccontato il processo da loro attivato per la decisione sulla creazione di una zona pedonale di una via ricca di esercizi commerciali. All’inizio la popolazione si presentava estremamente divisa sul tema. La decisione è stata presa passando attraverso una campagna di informazione che faceva anche uso di containers con documentazioni, materiale informativo ed assemblee per informare e raccogliere informazioni (strumenti di democrazia partecipativa) ed alla fine si è tenuta una votazione popolare (esempio di strumento di democrazia diretta moderna).

La votazione finale ha dato un risultato molto favorevole alla creazione dell’area pedonale.

Una signora dello stato USA dell’Oregon ha descritto un metodo molto interessante da loro adottato per rendere più chiaro ed efficace il libretto delle votazioni. Ai capitoli ormai tradizionali, già in uso in Svizzera ed altrove per informare i cittadini sui temi in votazione, vale a dire i tre capitoli: “problema in breve” (neutro ed oggettivo con l’indicazione del problema e delle soluzioni eventualmente già adottate altrove); argomenti a favore ed argomenti contro. Nell’Oregon usano anche una descrizione realizzata nel modo seguente: si estraggono a sorte 24 cittadini disponibili e non iscritti a partiti politici, quindi indipendenti. Li si fa partecipare, durante tre giorni, a discussioni di informazione e studio sul tema in votazione. Al quarto giorno il gruppo deve redigere un breve testo di descrizione del tema in votazione. Nel testo devono comparire: tre argomenti a favore e tre argomenti contro.

Il testo, redatto da 24 cittadini indipendenti estratti a sorte, fornisce ai cittadini una ulteriore base di conoscenza e riflessione per poter votare in modo consapevole.

Di esperienze di questo tipo, scambiate durante il Global forum, ce ne sono state molte più di quanto in questo articolo si possa riportare. Ma spero che questi esempi possano aiutare e dare una idea del lavoro svolto in un luogo emblematico per la democrazia nel mondo: il Campidoglio.

Si sa che SPQR (sigla che si trova ancora oggi ovunque nella città di Roma), stava per “il senato ed il popolo romano”, ma non tutti sanno che effettivamente il Senato votava le leggi ed il popolo, raccolto in assemblee dette “comizi”, doveva ratificarle.

Durante la Repubblica era quindi in funzione una sorta di “Referendum obbligatorio” per ogni legge.

All’ingresso della sala, tra i diversi documenti presentati dalle diverse organizzazioni, anche il comitato di “più democrazia Italia” presentava i suoi documenti e tra questi anche l’informazione sulla storia di Roma.

E veniamo al ruolo dell’Italia e, più precisamente di Roma, in questo Global Forum.

C’è stata la partecipazione assidua sia di Virginia Raggi come anche di alcuni consiglieri comunali e del ministro per la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro.

In particolare l’intervento conclusivo di Fraccaro è parso a molti estremamente incisivo nel raccontare dall’interno (essendo lui ministro) come mai la democrazia solo rappresentativa non possa soddisfare i requisiti della rappresentatività.

Senza democrazia diretta, ha detto il ministro Fraccaro, i rappresentanti diventano più potenti dei rappresentati, ed inoltre i rappresentanti vivono come per istinto il desiderio di farsi rieleggere. Ma come fai a garantirti la rielezione? Questo è uno degli interrogativi posti da Fraccaro.

Ed ha proseguito dicendo che poi nascono i meccanismi che possono essere legali o illegali, ma sono improduttivi, per cui “tu ti garantisci pacchetti di voti, facendo l’interesse della corporazione o di una specifica quella lobby. Questo meccanismo è indipendente quasi dalla volontà delle persone perché è istintivo. Allora noi dobbiamo superare questo meccanismo istintivo attraverso la democrazia diretta”.

So di qualcuno che ha confessato di essersi commosso ad ascoltare una descrizione così precisa della insufficienza della democrazia solo rappresentativa.

Nella conclusione, dopo la discussione di una “Magna carta” per definire la città democratica, Bruno Kaufmann, uno degli organizzatori, ha dichiarato una cosa che è apparsa molto evidente a tutti durante i 4 giorni di discussione: “Roma è una città antica, ma al tempo stesso è anche molto giovane”.

L’Italia è uscita molto bene da questo confronto con il resto del mondo. Da italiano emigrato in Svizzera questo mi ha fatto un immenso piacere.

L’anno prossimo l’incontro si terrà a Taiwan.

Leonello Zaquini


Alcuni link utili

Il sito del Global forum:

https://2018globalforum.com/it/come-far-si-che-le-nostre-citta-siano-globali-e-democratiche/

Il sito di democracy international:

http://democracyinternational.com/

Il video dell’intervento conclusivo del ministro Fraccaro, seguito da altri interventi:

– https://www.facebook.com/riccardofraccaroM5S/videos/1854719381244277/UzpfSTEwMDAwMzg2NzIyODk1OToxMTk0MjQ5Mjk3MzgwNjMz/

Un altro resoconto, in italiano:

https://www.piudemocraziaitalia.org/2018/10/11/la-democrazia-e-una-forma-darte-ovvero-perche-la-liberta-e-partecipazione/

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