Sede vacante
Siamo durante i giorni della “Sede vacante”. I giorni in cui si attende l’esito del Conclave per apprendere chi sarà il successore di Papa Francesco.
Qualsiasi considerazione possa farsi in questi giorni risentirebbe delle emozioni che hanno caratterizzato la notizia della morte di Franciscus e tutto ciò che è accaduto nei giorni immediatamente successivi fino al giorno del funerale nella piazza dove le pietre parlano e dove sono accorsi quasi tutti i potenti del Pianeta (anche i “potenti” che avevano criticato il Papa e il suo Magistero).
Le emozioni del momento appartengono alla cronaca. Alla cronaca appartiene anche la data della morte di Papa Francesco avvenuta il 21 aprile 2025 nel Lunedì dell’Angelo e nel giorno in cui si celebra, secondo la mitologia, la fondazione di Roma (753 a.c.).
La Chiesa ha una storia millenaria. In questa storia rientra il Magistero del Papa Francesco che, pur appartenendo all’ordine religioso dei Gesuiti, ha scelto di darsi il nome del fondatore dell’ordine dei Francescani. Cioè il Santo di Assisi che è la capitale mondiale della pace.
Per non lasciare spazio alle emozioni del momento, riporto quanto ho avuto modo di scrivere nel settembre dell’anno scorso quando, a proposito di un autore di alcuni secoli fa (mi riferisco a Campanella, l’autore della famosa utopia, “la città del sole”) ho tratteggiato alcuni degli attuali aspetti della Chiesa cattolica romana:[1]
“… è passata molta acqua nel fiume della città “eterna”. Ora in Vaticano c’è un Papa che ha preso il nome del primo dei Francescani e che, nel solco tracciato dal Concilio Vaticano II convocato da Giovanni XXIII e da Paolo VI, ha messo in atto un pontificato di vera dimensione ecumenica.
Una dimensione ecumenica veramente planetaria del tipo di quella auspicata (attesa) nell’utopia del frate domenicano di Stilo di Calabria.
Mentre scrivo queste riflessioni su Campanella, settembre 2024, Papa Francesco (che in alcuni miei scritti oso chiamare Francesco Secondo) è in giro per il mondo nel più lungo dei suoi viaggi. I suoi discorsi, da tempo, si svolgono con la pratica del dialogo fra religioni e fra genti e culture diverse. Francesco parla di pace con lo stesso spirito che animava il poverello di Assisi dal quale ha preso il nome.
Non c’è al mondo, attualmente, un leader come Francesco che abbia la credibilità e l’autorevolezza di parlare di pace. I media ci riferiscono le sue parole chiave, oltre alla parola “pace”, durante questo recente viaggio: “Libertà”, “Impegno”, “Fraternità”.
Il “clima” che c’è oltre Tevere è totalmente cambiato rispetto ai tempi di Campanella. Il Cardinale Zuppi, in un editoriale sull’Avvenire del 15 agosto 2024, il giornale della Commissione Episcopale da lui presieduta, tra l’altro, ci dice che “siamo dentro la pandemia della guerra,” che è necessaria la fraternità dei popoli per fermare la guerra e che “la guerra deve consumare la sua sconfitta ed essere svergognata della sua presunzione di riparare il mondo, raddrizzare il torto, assicurare il giusto.” Particolarmente significativi sono i suoi riferimenti all’apocalisse e al significato simbolico del Drago dalle 7 teste tutte “coronate” perché simbolo del potere. In effetti, l’umanità è a rischio di olocausto nucleare poiché ci sono nazioni dotate di ordigni in quantità sufficiente a distruggere il Pianeta Terra.
Sottolineo, al riguardo, che il pontefice quando parla dalla sua finestra che si affaccia nella Piazza dove pure le pietre parlano e quando va in giro per il mondo affronta con serietà e autorevolezza i temi della pace e dello “ius pacis” mentre è in atto quella che lui stesso ha definito “terza guerra mondiale a pezzi.”
Quanto alla questione del rapporto tra scienza e fede, questione molto “significativa” ai tempi di Campanella, di Galileo Galilei e di Giordano Bruno, aggiungo che proprio in quest’anno 2024 c’è stata una storica partecipazione del Cardinale Parolin, Segretario di Stato Vaticano, all’Accademia dei Lincei il 12 gennaio. Il suo intervento è stato memorabile e particolarmente importante perché svolto in una occasione di dialogo fra eminenti esponenti della scienza e della fede religiosa mentre nel Pianeta sta infuriando la terza guerra mondiale a pezzi. Parolin ha sviluppato argomenti riferiti al Magistero dei Papi ed ha indicato la strategia per costruire, in modo autorevole e credibile, “scenari di pace” in alternativa al “dramma della guerra”.
Il dialogo avviato da Parolin col mondo della scienza non è di poco conto. Ricordo che Albert Einstein[2], il più grande scienziato del ‘900, ha avuto modo di affermare che “nel caso di capi politici, e anche religiosi, è spesso molto poco chiaro se abbiano fatto più bene che male.” Le brevi annotazioni su quanto stanno dicendo e facendo Papa Francesco, il Cardinale Parolin e il Cardinale Zuppi, ci dimostrano che il ruolo della Chiesa in Italia e nel mondo è molto lontano dai tempi del Papa Re e del Tribunale dell’Inquisizione. E, a mio avviso, la Chiesa sembra che stia interpretando (incarnando) le idee di Campanella quando scriveva:
“Senz’armi cominciò la Chiesa di Cristo: e, perdendo, sempre vinse: e tolse l’armi a’ nemici, essa disarmata: ed ella toglierà l’armi a tutti prencipi del mondo e resterà sola con l’uno e l‘altro gladio, senza dubio.”[3]
Gli argomenti di Campanella assumono particolare significato e rilievo per un mondo di pace e senza guerre fra “prencipi”. Osservo che in genere i popoli non vogliono le guerre. Le guerre le vogliono “i prencipi”.
È doveroso, inoltre, fare un brevissimo cenno al filo rosso che collega le idee del Santo di Assisi, del filosofo e poeta di Stilo e del Papa Francesco. Il Cantico delle Creature lega questi tre personaggi. Del Papa Francesco sappiamo abbastanza e la sua enciclica Laudato si’ è un monumento dell’amore per la natura e per il creato. Di Campanella basta citare questi pochi versi di una sua poesia intitolata:
“PARALLELO DEL PROPRIO E COMUNE AMORE:”[4]
…“Tu, buon Francesco[5], i pesci anche e gli uccelli
frati appelli (oh beato chi ciò intende!);
né ti fûr, come a noi, schifi e rubelli.”…
Un cenno, brevissimo, va fatto alla visione dell’unico “Sole” della teoria di Campanella. È una visione “congeniale” alle ambizioni dei “sovrani” del suo tempo. Una visione che ha diversa portata e diversa consistenza rispetto alla teoria dei due Soli di Dante Alighieri.
Ma senza risalire a Dante, mi sembra importante ricordare le idee di Cavour, uno dei “laici” che hanno realizzato l’unità d’Italia “a dispetto” del Papa Re e a favore del principio “Libera Chiesa in libero Stato”. Sono da poco passati 150 anni dalla realizzazione di Roma capitale d’Italia attraverso il famoso evento della Breccia di Porta Pia (20 Settembre 1870).
Cavour, morto prima della “Breccia” di Porta Pia, ci ha lasciato pensieri importanti sulla teoria della separazione tra potere temporale e potere spirituale. “I ragionamenti di Cavour sulla distinzione fra lo Stato e la Chiesa anticiparono di quasi un secolo le stesse posizioni della Chiesa Cattolica che, nella seconda metà del Novecento, soprattutto con il Concilio Vaticano II, superarono ogni nostalgia per il vecchio potere temporale affermando chiaramente che esso limitava anche la stessa libertà del magistero spirituale della Chiesa”[6]
Ricordo che “il 19 settembre 1870 l’ultimo Papa re, alla vigilia della Breccia di Porta Pia, uscì dal Vaticano per benedire le truppe pontificie allineate innanzi alla scala Santa e armate dai modernissimi fucili Remington. E sui piemontesi arrivati per invadere Roma pendeva la scomunica.”…[7]
Fin qui la citazione del mio scritto del Settembre 2024. Ora, per concludere queste mie considerazioni sulla “Sede vacante” ricordo che appartengo alla generazione nata quando ancora vigeva il secolare indice dei libri proibiti (Index librorum prohibitorum) creato da Papa Paolo IV nel lontano 1559. L’indice è stato abolito nel 1966 durante il pontificato di Papa Paolo VI, il Papa che nel 1970, dopo gli esiti del Concilio Vaticano Secondo e a cento anni dalla Breccia di Porta Pia, inviò un gentile e totalmente conciliante messaggio a Giuseppe Saragat, Presidente pro-tempore della Repubblica italiana.
Antonio Pileggi
[1] Relazione intitolata “La città del sole e Tommaso Campanella” e pubblicata nell’opera collettanea “Il Mediterraneo: da Corrado Alvaro alla letteratura moderna” curata da Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni, prefazione di Maria Fedele; “Edizioni SALPARE”, 2024, Az. Grafica Colarco, Taurianova (RC), col patrocinio di: AICL (Associazione Internazionale Critici Letterari), Ministero della Cultura, Comune di Taurianova, Regione Calabria, Città metropolitana di Reggio Calabria, “Centro per il libro e la Lettura”, “Calabria Straordinaria”, “Consulta delle Associazioni e della Società Civile” di Taurianova. L’evento, con la partecipazione del sindaco Rocco Biasi, è stato ospitato dal Comune di Taurianova nell’ambito delle iniziative programmate in qualità di città Capitale nazionale del libro 2024.
La relazione è stata inoltre pubblicata recentemente in un altro libro di Antonio Pileggi, “Leggere Riflettere Scrivere”, Nemapress Edizioni, marzo 2025.
[2] Albert Einstein, Come io vedo il Mondo, Giachini editore, Milano, traduzione e prefazione di Antonio De Simone.
[3] “Discorsi universali del governo ecclesiastico per fare un gregge e un pastore”. Scritti scelti di Giordano Bruno e di Tommaso Campanella a cura di Luigi Firpo, U.T.E.T. 1949, pag. 471.
[4] Opere letterarie di Tommaso Campanella, a cura di Lina Bolzoni, pag. 116, U.T.E,T, Torino, Prima edizione 1971 e 2000.
[5] Campanella si riferisce a Francesco di Assisi.
[6] Postfazione di Antonio Patuelli all’edizione del 2020 di Libera Chiesa in libero Stato, di Camillo Cavour, Libro Aperto, Ravenna.
[7] Il filo delle libertà di Antonio Pileggi, Rubbettino Editore, 2021.
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