Due alberi distanti nello stesso giardino

Recensione dell’ultimo libro di Luigi Mazzella

di Antonio Pileggi

È il titolo dell’ultimo libro pubblicato ad ottobre del 2020 da Luigi Mazzella per i tipi di Avagliano editore. I due alberi, come metafora della conoscenza e dell’ignoranza, fanno frutti del tutto differenti. Salerno è il luogo principale dove si svolgono i fatti più importanti della narrazione riguardante un periodo storico che parte dagli anni ’30 del XX secolo fino agli inizi del XXI secolo.

La lettura degli eventi storici riflette il punto di vista di due donne belle e di raffinata cultura classica, Adele e Mirella, che fin dall’adolescenza, si scambiano opinioni e si immergono via via nelle esperienze di vita fino a condividere la scelta di vivere insieme in un rapporto ispirato alla scuola di Saffo, una “scuola” che anticipa la liberalizzazione dei costumi sessuali. Le due salernitane dimostrano di avere il coraggio di affrontare, senza ipocrisie, i luoghi comuni e la mentalità della borghesia di una città di provincia.

Le vicende e i dialoghi presenti nel libro dimostrano come, all’interno della borghesia, ci possa essere una parte culturalmente attrezzata e sostanzialmente distinta e distante dalle emozioni e dagli eventi storici che via via si sono succeduti nel secolo scorso. È la parte che ha una “aristocratica” consapevolezza culturale tipica della “tradizione” gattopardesca. Quella “tradizione” consapevole che “tutto cambia per nulla cambiare”. La narrazione dà una lettura storico-politica di tutto l’arco temporale che parte dal fascismo e attraversa la seconda guerra mondiale, il dopoguerra, la stagione del miracolo economico, il declino di fine secolo, l’importazione degli “schiavi” del ventunesimo secolo.

Il libro non è un romanzo, né un saggio di storia, o di politica, o di sociologia. Le esperienze sono descritte attraverso dialoghi e pensieri che via via riflettono lo scorrere della vita delle due donne e del mondo che le circonda nei diversi contesti storici. Un mondo che non riesce ad esercitare condizionamenti ambientali e ideologici specialmente nei confronti di Adele e Mirella, che decidono consapevolmente di non arrendersi “agli arresti domiciliari” e al “carcere senza sbarre” del matrimonio dominato dal millenario patriarcato.

Le due donne parlano di politica, ma restano lontane dalla politica e dall’impegno politico. Significativo è il fatto che, pur discorrendo a lungo di politica e di Costituzione, non venga dato rilievo ad alcuni degli aspetti caratterizzanti la stagione Costituente com’è il caso, ad esempio, i connotati che contraddistinguono la nuova Carta dallo Statuto Albertino e l’introduzione del suffragio universale femminile.

Uno degli aspetti principali del libro consiste nella rigorosa e intransigente considerazione delle scuole non statali e non controllate in modo adeguato dallo Stato. Il fenomeno descritto è quello dei “diplomifici” che favoriscono l’ignoranza e l’ipocrisia del titolo di studio a pagamento. Le vicende rivelano vari profili, anche di natura psicologica, quasi come in una sceneggiatura cinematografica dove i diversi personaggi svolgono ruoli ben definiti. La scrittura dell’autore, agile ed essenziale, si presta a questa “lettura”.

Nel libro viene sostenuta l’importanza dello studio, seriamente inteso: “L’uomo colto assimila e matura in sé il meglio di ciò che apprende. Legge ciò che scrivono gli altri e trae il succo del loro pensiero, traendone spunti per migliorare la propria visione della vita. Chi legge molto e diventa un saccente ripetitore di ciò che ha letto, non riesce a evitare di essere barboso! L’erudito … solo raramente è anche colto: si accontenta della superficie, dell’epidermide di tutto ciò che legge, si limita a sapere e a citare nomi pur senza mai giungere alla sostanza delle cose da conoscere.”

Queste affermazioni mi fanno ricordare le parole di Seneca. Un grande stoico e sostenitore dell’eclettismo che ebbe l’esperienza di lavorare ai vertici della politica dei suoi tempi. Ma fu il docente, non ascoltato, di Nerone.

Luigi Mazzella ha una esperienza di vita e di lavoro senza pari. Poeta, scrittore, Giurista, Avvocato dello Stato, Ministro, Vice Presidente emerito della Corte Costituzionale, Presidente di vari Enti culturali, saggista.

È un intellettuale della Magna Graecia che ha fatto della libertà di pensiero la sua bussola politico-culturale. Le sue preferenze culturali risalgono alla filosofia greca (al netto di Platone e del platonismo) e alla concretezza della cultura giuridico-politica dell’antica Roma. Laico intransigente, considera la cultura giudaico-cristiana un ostacolo all’uso della logica e della ragione.

Si riconosce nella scuola liberale di tradizione anglosassone ed è molto critico dell’idealismo hegeliano dominante nell’Europa continentale. Apprezza molto, tra i tantissimi suoi riferimenti culturali, Tomasi di Lampedusa e Leopardi.

Questo libro, fra i numerosi scritti di Mazzella, parla in modo particolare di Salerno e dei suoi cittadini. È un breve “zibaldone” di pensieri, di personaggi, di storia salernitana e di storia. Come tutti i grandi scrittori parla della sua città con amore e con la consapevolezza, nel suo caso, della nobile storia che ha radici nell’antica scuola salernitana. Ma riesce a mantenere il tipico distacco dell’autore che non si identifica con i suoi personaggi e che non si lascia influenzare dalle indulgenze e dai perdonismi tipici della cultura dominante.

Ho l’onore e il privilegio di conoscere Luigi Mazzella e di dialogare spesso con lui. So che, dopo aver parlato della sua Salerno in questo libro, nel prossimo volume, che sarà pubblicato nella primavera del 2021 col titolo “Leopardi e Gattopardi”, farà dei brevi cenni di natura autobiografica che riguardano anche Salerno, la sua città. C’è un filo rosso che collega questo libro e tutti i suoi saggi politici nei quali risulta molto chiara la sensibilità del colto giurista-scrittore. Un Giurista che, tra l’altro, ha contribuito a scrivere la Sentenza con la quale è stata riconosciuta l’incostituzionalità della legge elettorale denominata “porcellum” e con la quale si è intravisto un piccolo spiraglio di luce durante la lunghissima notte della democrazia italiana.

Basta scorrere i titoli di alcuni dei suoi libri già pubblicati per rilevare questo filo rosso: “Europa mia”, “Il decennio nero degli italiani, dal porcellum al rosatellum”, “Elogio del pensiero libero”; “Leopardi e Gattopardi” di prossima pubblicazione.

Luigi Mazzella continua ad essere una sentinella delle libertà. Tutte le sue opere sono una testimonianza di libertà.

Antonio Pileggi